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Fine settimana intenso per i nostri masters che si sono dati da fare nei loro impegni agonistici: Valtere Rocchi ha vinto a Roma il titolo italiano invernale di Pentathlon lanci, una disciplina in cui è facile intuire come vinca il lanciatore più eclettico. Le discipline in programma erano lancio del disco, tiro del giavellotto, getto del peso, lancio del martello e lancio del martello maniglia corta. Rocchi, classe 1962, categoria SM55, è stato sui suoi standard solamente nel lancio del disco (42.21) e nel martello MC (14.22). Abbastanza sottotono nel peso (11.36) e nel giavellotto, il suo tallone d'achille (25.21). Nel martello una prestazione di medio livello per lui, con attrezzo atterrato a 37.33.

A Talamone (GR), Sergio Carresi, anche lui classe 1962, si è cimentato nell'Acquathlon composto da 2 km di corsa, 500 metri di nuoto e poi ancora altri 3 km di corsa. Lo specialista del Triathlon, campione toscano SM50 2015 sugli 800 metri, è arrivato quindicesimo assoluto al traguardo, terzo della sua categoria, ricordiamo SM55-59.

Trascriviamo invece di seguito la testimonianza di Valerio Paoli che ha partecipato alla gara di Ultratrail Tuscany Crossing della Val d'Orcia:
"Sabato 22 aprile ho partecipato alla Tuscany Crossing Val d'Orcia: 103 km con dislivello totale di 3220 metri. Alle ore 5:15 del mattino, 246 "matti" sono partiti da Castiglione d'Orcia pronti ad affrontare freddo, fatica e dolore solo per voler dimostrare a se stessi che ce l'avrebbero potuta fare. A parte i professionisti, per i quali si tratta di un lavoro, per tutti gli altri il premio era una sola medaglia ricordo che però ha grande valore. I primi 47 Km passano tranquillamente, con una sola salita impegnativa prima di Pienza, nella seconda metà gara ai piedi di Montalcino sono iniziati i guai: una salita lunga 2 km con una pendenza del 20%, devastante. Mi sono fermato ad un punto di ristoro e sono ripartito per alcune discese sterrate raggiungendo il monastero di Sant'Antimo. Raggiunto quindi il punto più basso del tracciato a 180m sul livello del mare e dopo aver attraversato per la terza volta il fiume Orcia ho cominciato la lunga salita che mi ha portato al paese. Ultimi 12 km, l'euforia di essere quasi in fondo, ultima salita in fondo alla quale ho trovato un ragazzone che mi ha indicato la strada del traguardo, 100 metri alla fine e sono stato accolto da applausi molto gratificanti. Essere arrivato in fondo è significato per me dimostrare di essere fisicamente e psicologicamente a posto. Non si fanno infatti 103 km senza un apparato cardiocircolatorio ben funzionante, buone articolazioni e buona volontà. Del riscontro cronometrico non mi sono minimamente interessato. Dubito comunque di ripetere l'esperienza in futuro perché gli anni stanno passando e l'ultratrail non è un'attività molto adatta per gli over 60."