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"Prove multiple indoor: domina il Centro Atletica Piombino", così recita il titolo dell'articolo scritto per FIDAL Toscana da Carlo Carotenuto, che ha già saputo esprimere e raccontare al meglio le nostre vittorie durante i campionati regionali di pentathlon ed eptathlon nel fine settimana 18-19 gennaio. Molti record personali e tantissimi successi arrivati in maniera del tutto inaspettata o quasi. Dico quasi perché conosco bene il lavoro che c'è dietro a tutto questo.

Questa volta ho deciso, dunque, di non parlarvi delle nostre imprese tecniche nelle varie fatiche delle prove multiple. Basti sapere che io, Emanuele Fazzini e Giacomo De Marco siamo campioni toscani ed è, per noi, solo una conferma dato che lo fummo anche nel 2019. Quello che voglio esprimere in questa breve lettera, è una grande gioia personale ma anche un enorme ringraziamento verso chi mi permette di svolgere ogni giorno il lavoro più bello del mondo: insegnare. La mia famiglia insegna da decenni lo sport nelle scuole e negli impianti sportivi. Mio nonno e mio padre, oltre ad essere allenatori specialisti nazionali e, nel caso di mio padre, professore, hanno donato la loro esperienza anche ad altri sport, come il basket o la pallavolo. Lavoro ad un campo scuola che è stato da qualche anno preso in gestione dalla mia società, il Centro Atletica Piombino, che ha provveduto, grazie all’attività di mia zia e a quella di numerosi volontari, a rendere un ex luogo fatiscente un ottimo impianto da allenamento. In pochi anni, siamo arrivati ad essere l'unica struttura in regione ad avere due pedane di alto, due pedane di asta (quella nuova in arrivo), due di lancio del giavellotto e tre di getto del peso. Tutto questo grazie al volontariato, ovvero a persone che hanno deciso di togliere parte del loro tempo ai loro impegni, al loro lavoro e alle loro famiglie, per migliorare la situazione.

Non so dove arriverò io, non so se riuscirò ad arrivare al livello di chi mi ha preceduto, però mi ritrovo a 24 anni con molti impegni e uno dei quali è allenare più di 20 ragazzi al campo scuola il pomeriggio. Il lavoro viene differenziato, chiaramente, per carichi a seconda dell'età dei soggetti, ma la base comune è la multidisciplinarietà. Anche se in Italia non c'è troppa considerazione per questa branca dell'atletica leggera (i multiplisti sono infatti gli unici specialisti a non poter accedere ai gruppi sportivi militari), è un tipo di allenamento stimolante e divertente che mi consente di poter valorizzare i punti forti dei miei atleti, ma anche di lavorare su quelli deboli, che ovviamente sono molto più difficili da correggere e questo può essere fonte di demotivazione per un allenatore perché quando pensi di aver raggiunto e consolidato un obiettivo, ecco che all'allenamento successivo ritornano i dubbi e le incertezze tecniche e occorre quindi lavorare ancora per mettere a punto e fissare ciò che credevi assimilato.

E' divertente allenare, mentirei se dicessi il contrario, ma è anche un mestiere molto difficile perché devi adattare un programma studiato con base scientifica al singolo soggetto, che risponderà agli input che gli diamo in modo diverso rispetto agli stessi dati ad un altro suo simile. E' anche un mestiere nel quale la motivazione deve rimanere sempre alta perché è un lavoro che richiede tempo, pazienza e attenzione, e quando queste tre cose iniziano nel corso della vita a calare, è bene farsi da parte e lasciare il posto a chi ne ha più di noi. La mia motivazione è molto alta in questo momento (ci credo, direte voi, ci sono anche i risultati) e devo confessarvi che ogni volta che ritorno a casa dal campo, ripenso a ciò che ho detto e fatto fare durante il pomeriggio per capire se sono riuscito a far passare ogni singolo messaggio che mi ero prefissato di voler far intendere ai ragazzi in quella sessione di allenamento. A volte sono convinto, altre ripensandoci dico "forse sarebbe stato meglio se...". E' normale rielaborare, se non lo facessi rimarrei sempre nello stesso punto, senza mai progredire.

Un giorno mi piacerebbe tanto diventare fra i migliori allenatori d'Italia, mantenendo però sempre l'umiltà che mi caratterizza, e sono molto contento che persone come il prof. Renzo Avogaro abbiano visto qualcosa in me, affidandomi anche i primi incarichi come docente formatore di Fidal Toscana.

Ho iniziato ad allenare, un po' per passione, un po' per necessità, quando avevo solo 18 anni e in questi 7 anni mi sono divertito tantissimo grazie a voi, che vi affidate a me per cercare raggiungere il massimo risultato in una disciplina molto difficile. Quando mi parlate anche dell’impegno che mettete nello studio anche ad orari ai quali si starebbe sicuramente meglio sul divano a riposare per venire al campo ad allenarvi, mi ricordate molto me quando avevo la vostra età. Vi ringrazio per il cuore che mettete nella pratica di questo sport, e spero di portarvi a risultati più alti possibili in relazione alle vostre capacità, di tirare fuori il meglio da ognuno di voi, a livello fisico e caratteriale. Continuiamo allora a correre, saltare e lanciare insieme.

Un abbraccio, ci vediamo come sempre al campo.

Lorenzo.